Anche se l'operazione di leasing si presenta oggi sostanzialmente identica nella sua formulazione a quella di dieci anni fa l'atto decisorio nel suo complesso è divenuto assai più impegnativo, richiedendo non solo conoscenze e competenze maggiori ma anche capacità di gran lunga superiori a quanto non fosse prima necessario.
Per di più, l'importanza di una corretta valutazione del rischio globale - nella sua duplice natura di rischio conduttore e rischio bene - è divenuta adesso tassativa: se una sola operazione in perdita può vanificare il profitto di molte altre in normale attuazione, rendendo inutile tanto lavoro compiuto, bastano poche occorrenze di questo tipo per compromettere il risultato finale di un esercizio.
Ma a questa amara considerazione si contrappone la consapevolezza di un insieme di tendenze che permettono di scorgere un futuro ricco di prospettive allettanti e di congrui profitti per chi saprà operare con intelligenza, coraggio ed umiltà, varcando i limiti di una provincialità che ha spesso penalizzato il management italiano a tutto vantaggio di operatori stranieri più attenti alle modificazioni in divenire e più pronti a cogliere le occasioni vincenti.
Anche se l'espressione "globalizzazione dei mercati" ha finito con il diventare un utile pretesto per tutti gli usi, il più delle volte usata a sproposito e senza una coerente idea del suo reale contenuto, è necessario soffermarsi proprio su questo argomento per poter comprendere il processo che si è messo in atto, soprattutto all'esterno del nostro Paese, e trarne indicazioni suggestive ma, soprattutto, preziose.
Chi frequenti Internet sa benissimo - oltre a tante altre cose - che una polizza assicurativa stipulata on line può costare anche la meta' di una tradizionale (e, badate bene, con le stesse garanzie !), che un profumo francese può essere acquistato in Corea a una frazione del prezzo che si pagherebbe in un nostro hard discount (e, badate bene, arriva in tre giorni !), che le spese telefoniche di casa o dell'ufficio possono ridursi a un terzo con la scelta oculata di uno dei nuovi operatori del settore.
Solo pochi si muovono in questa direzione mentre la maggior parte degli italiani seguita a pagare il doppio l'assicurazione, a comprare un profumo a prezzi esorbitanti, a ricevere bollette da capogiro: siamo quindi un Paese di ignoranti, di vigliacchi e di scialacquatori ?
Non lo credo affatto, siamo solo molto indietro nella conoscenza di un mondo che avanza, i pochi sono sempre di più ed in poco tempo diventeranno prima la maggioranza e poi la totalità, spinti dalla necessità e dal sistema sociale stesso che finirà per adeguarsi alla nuova realtà per non dover soccombere, purtroppo, e questo é per ora il nostro limite.
Questa nuova realtà vedrà in primo luogo una profonda trasformazione del mondo imprenditoriale - i primi segni si cominciano già a scorgere - che si convertirà ad un nuovo modus operandi, destinato a stravolgere ritmi ordinari ed abitudini consolidate, la cui dinamica sta in due parole chiave: mission e core business, cui se ne devono obbligatoriamente aggiungere altre due, corollario indispensabile, che sono leasing ed outsourcing.
L'identificazione della mission è il primo atto del processo di riprogettazione di un'azienda: se una azienda è nata per progettare, costruire e vendere macchine agricole, la sua mission - che qui potremmo anche tradurre in compito primario - dovrà essere non più prioritariamente ma esclusivamente quella della progettazione, costruzione e vendita di queste macchine. In questo sta il suo core business (espressione complessivamente intraducibile in italiano, in cui il ben conosciuto termine business viene abbinato al termine core che significa "nucleo centrale").
Nel futuro prossimo ogni azienda verrà quindi a realizzare la sua mission se concentrerà la propria attenzione nel successo del core business, ricorrendo in maniera massiccia al leasing ed all'outsourcing per la maggior parte delle funzioni complementari.
Non si tratta affatto di previsioni avveniristiche: limitato inizialmente ad alcuni settori - primariamente la gestione delle risorse informatiche, delle reti di comunicazione e della gestione del personale - l'outsourcing è andato diffondendosi a macchia d'olio negli Stati Uniti ed è già da tempo entrato, con notevole enfasi, in diversi Paesi dell'Unione Europea.
Vorrei qui fare due esempi.
Il primo, tanto per restare in tema, riguarda la Deutsche Leasing AG - la più grande società di leasing tedesca - che fin dal 1997 ha stipulato un contratto quinquennale di outsourcing con la californiana Computer Sciences Corporation, cui ha affidato l'intera gestione della propria struttura informatica.
Il secondo, illuminante, riguarda la UNITEC D HighTech Industrieproduktevertriebs GmbH che, ad onta del nome impronunciabile, è un'azienda italiana specializzata nell'outsourcing degli approvvigionamenti, andata a costituirsi come sede centrale in Germania, la cui crescita è una diretta conferma di quanto precede.
Sentite qual é la sua mission: "Trasformiamo i costi fissi in variabili e li riduciamo. Forniamo i mezzi per la reingegnerizzazione delle procedure di approvvigionamento. Supportiamo il miglioramento continuo aziendale e il Quality Management. Generiamo da ogni costo un valore aggiunto. Rendiamo liberi i clienti di dedicarsi totalmente e tranquillamente al proprio Core Business": ciò riassume compiutamente i concetti che stanno alla base dell'outsourcing.
Saranno quindi il leasing e l'outsourcing i due settori principalmente privilegiati nel prossimo futuro dall'avvento della nuova concezione operativa, il primo estendendo e consolidando la propria valenza con una ben più approfondita partecipazione alle scelte della clientela, il secondo sviluppando dalla sua breve esperienza una professionalità ed una serietà che, sole, qualificheranno i soggetti destinati ad affermarsi sul mercato.
Nel nuovo mercato, reso altamente competitivo dall'allargamento delle sfere d'influenza, sarà quindi vincente soltanto chi saprà realizzarsi in una valutazione positiva del rapporto fra profitti e costi, bandendo l'abitudine - deleteria e purtroppo assai radicata - di concentrare la propria attenzione verso ottuse ed antistoriche considerazioni legate al semplice e nefasto concetto di economie di spesa, spesso visto come esigenza primaria di sanità aziendale.